La vera sorpresa è sta poi trovarla tra i protagonisti della seconda edizione della Torino Fashion Week!!
E ora, che ha anche aperto il suo atelier a Virle, l'abbiamo intervistata per voi!!
Come è nata la tua
passione per la moda?
Vengo da una famiglia in cui il lavoro manuale era
la regola (papà riparava TV e mamma era sarta).
Già a 15 anni ero brava con l'uncinetto ed i ferri.
Prima di venire in Italia dal Brasile avevo una SPA dove
proponevo il "Pacchetto
Sposa", con tutte le cure per le future spose, compresa la "consulenza" su come
trasformare abiti normali, magari vecchi, in abiti di gala per damigelle, mamme
e, a volte, per spose con ridotte possibilità economiche.
Approdata in Italia, patria della moda, mi sono
trovata con una suocera ex sarta... Quindi ho deciso di seguire
dei corsi professionali, diplomandomi Sarta Modellista, presso l'istituto Arte
e Moda di Torino.
Durante il mio iter scolastico ho riscoperto di
amare gli abiti glamour ... sono nel mio
DNA.
Già al terzo anno mi sono ritagliata uno spazio
personale con una mia sfilata all'interno del saggio di fine anno. Ed anche ora
che sono diplomata, presento le mie collezioni in anteprima a fianco alle
sfilate di fine anno delle allieve.
La mia collaborazione con Arte e Moda, quindi,
continua.
Come è stata l'esperienza della Torino Fashion Week?
E' stata la nostra prima sfilata di importanza
internazionale e siamo riusciti ad avere applausi a scena aperta... non capita
a tutti! Come ben sai, noi italiani eravamo in minoranza!
A parte questo è stata un'esperienza veramente
molto importante, che ha permesso all'Atelier di crescere, tanto in visibilità
quanto in esperienza. Ora riceviamo tantissimi inviti dagli eventi di moda, ma
anche per i concorsi di bellezza.
E saremo sicuramente presenti alla TFW #3
Raccontami come nascono le tue creazioni...
Sono brasiliana, quindi vedo gli abiti con un occhio
leggermente differente.
Molte volte, chiudo gli occhi ed immagino la
prossima creazione, la creo prima nella mia mente, poi immagino di scolpire il
corpo della donna che vesto per mettere in evidenza la sensualità e la bellezza, che sono spesso mascherate o nascoste.
Per me, l'abito deve andare d'accordo sia con il
fisico che con il carattere della donna che vesto. Quindi mi servo anche di un
poco di psicologia, per creare un abito che, innanzitutto, esalti il carattere
della cliente, senza però mai dimenticare il lato fisico, di cui mi impegno ad
esaltare i pregi e minimizzare i difetti.
Come è nata l'idea dei vestiti che si illuminano?
Volevo
qualcosa di grande impatto, qualcosa di diverso dal normale, così ho pensato ad
un abito che si illuminasse, e su questa parte devo molto a mio marito Carlo
Guasco, che viene dal mondo della tecnologia e che ha voluto contribuire, oltre che
con i giudizi estetici che mi aiutano molto, con pazze idee Hi-Tech che
danno quel punto in più, soprattutto per la sorpresa che generano.
Come prosegue l'avventura dopo l'apertura del tuo atelier?
Scherzo, va tutto molto bene, e ci stiamo facendo
conoscere anche per gli abiti più tradizionali, come tailleur, cappotti, pellicce ecologiche, ma anche camicette ed abiti di uso quotidiano, ma di buon
gusto...
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